Io non sono pessimista:

Io non sono pessimista: sono un ottimista bene informato.

Mi hanno chiamato a dire qualcosa sull’uso delle “nuove” tecnologie a scuola. Qualcosa di bello, di stimolante, di motivante.

Io so che la rivoluzione digitale è cosa buona e giusta.

E che è bella, leggera, ventosa, intrigante, comoda, indossabile.

Con l’iPad mi porto il mondo che voglio, dove voglio, quando voglio.

Anche qui ed ora, sul mio balcone, con una tazza di té, la brezza fra gli alberi e la gatta sulle ginocchia.

Quella digitale è una rivoluzione gentile, ecologica, elegante, sottilmente intelligente ed ironica.

Ovunque. Tranne a scuola.

Per cui, non so se riuscirò a dire cose carine e motivanti sulle nuove tecnologie a scuola.

Perché la scuola fa di tutto per trasformare la leggerezza in pesantezza. La semplicità in complessità. La libertà in costrizione. La bellezza in grigiore. La creatività in prescrizione. L’apprendimenti in istruzione.

Per far entrare un po’ di aria fresca nell’infilata grigia di aule grigie basterebbe dire ai nostri ragazzi di aprire la finestra che hanno in tasca. O nello zaino.

E respirare il vento di cime tempestose, e il profumo delle ninfee, e il sole di Montmartre e l’inno alla gioia. E salutare il viandante sul mare di nebbia mentre leggiamo la ballata del vecchio marinaio ascoltando un notturno di Chopin.

Già, basterebbe. Ma…

No, non sono pessimista: sono un ottimista bene informato.

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