mario natalino agati

Lombardoveneto di nascita. Formiginese d’elezione.
Una vita per imparare ad imparare. Una vita per insegnare. E per insegnare ad insegnare.
Dopo la maturità scientifica si è laureato in lettere ed ha conseguito la specializzazione in Scienze e storia della letteratura Italiana.
È docente di lettere e di linguaggi multimediali. Ma anche giornalista, blogger, formatore (comunicazione, tecnologie per l’apprendimento), consulente e assessore (alla cultura e all’innovazione).
Ha insegnato in scuole di ogni ordine e grado. Ma l’esperienza più stimolante l’ha fatta con decenni di corsi  serali. Perché qualsiasi laureato normodotato è in grado di gingillarsi con le analisi strutturali di un sonetto minore. Ma spiegare l’ironia sveviana a studenti lavoratori in perenne lotta con il sonno è ben altra impresa. Una bella impresa.
Ha inventato siti, portali, riviste, comunità digitali.
È stato operaio, bracciante, trattorista, barman, cameriere, mobiliere, venditore di pentole, ufficiale…

Il mestiere di scrivere lo ha accompagnato per tutta la vita come testimoniano alcuni blog disseminati in rete (http://www.agatimario.it), diversi saggi pubblicati qua e là (I nuovi barbari venuti da Google; Tablet, totem e tabù; Tablet & nuvole…), vari racconti ed un romanzo (Il cadetto suicidato) che ha vinto un premio letterario.

Pensa che la politica sia la cosa più importante. Dopo l’amore e la bellezza.
Ha una moglie fantastica, due figli intelligenti, una gatta.

Per rendere sostenibile la passione per il buon cibo e l’ottimo vino, passa ore quotidiane a correre, pedalare, nuotare.

L’obiettivo che persegue con più forza è quello di conciliare il “vecchio” mondo analogico con il nuovo mondo digitale. Sogna una scuola dove libri, tablet, rane e brugole convivano pacificamente. Sogna un paese dove trovi albergo un nuovo umanesimo.

Per una buona vita. 

Cada um de nós é vários, é muitos, é uma prolixidade de si mesmos. Por isso aquele que despreza o ambiente não é o mesmo que dele se alegra ou padece. Na vasta colónia do nosso ser há gente de muitas espécies, pensando e sentindo diferentemente.

 

Ognuno di noi è più di uno, è molti, è una prolissità di se stesso. Perciò colui che disprezza il suo ambiente non è la persona che per esso si rallegra o soffre. Nella vasta colonia del nostro essere c’è una folla di molte persone che pensa e sente in modo diverso. (Fernando Pessoa, Livro de desassossego, nota del 30 dicembre 1932)