amo celebrare matrimoni estivi


Amo celebrare i matrimoni estivi nel nostro antico maniero.

 

parenti lavati, cuscini di raso, sorrisi, e riso, e riccioli al vento.

lo sposo attende agitato. le donne giungono a frotte. svestite di veli pastello. e con gonne di pizzo orientale accorciate su gambe di fresco abbronzate. alcune son belle. con spalle lucenti. e seni abbondanti. e vaghe promesse negli occhi dipinti.

 

i maschi son lì. piantati. col petto in tensione. in gruppi compatti incartati nel lucido scuro di abiti appena provati.

la cantante pianista prova timide note d’impatto.

 

sul lungo tappeto di panna fiamminga spiovono piogge di petali rosa.

 

vi cammina la sposa. con recitato sorriso e quel passo ondeggiante così tanto provato. cammina fra frecce di luce scoccate dai tre, forse quattro fotografi armati. per un giorno la sposa si sente velina.

 

la cantante pianista intona una marcia nuziale a ritmo di soul. e brividi facili si spargono nell'ampio loggiato.

attendo la nota finale. l’applauso. e un po’ di silenzio.

poi declamo parole di legge. e gli anelli. il bacio. le firme.

fra scoppi inconsulti di flash.

 

la cantante pianista scioglie altri versi d’amore. e poi mi lascia la scena per la mia divertita omelia. che parla di antichi poeti, e di attesa, e di sottili ironie, e di pargoli buffi, e di prime sorsate di birra, e di altre cose leggere e vaganti come il profumo del caffè di prima mattina…

anche a me tocca la dose d’applausi.

 

gli omaggi, i saluti, un’altra canzone e le ultime foto con mura ed alberi antichi a fare da sfondo.

e poi se ne vanno: la sposa, lo sposo, le donne svestite di veli e i maschi vestiti da lubrici maschi.

mi levo la fascia tricolore. saluto lo staff che deve pulire. ed esco nell’aria.

 

nell’aria dove s’è appesa ad un filo di cielo l’ennesima promessa d’amore. eterno. che - forse - svaporerà ai privi veli pastello della prossima estate.